martedì, ottobre 12, 2010

Fumetto e Comunicazione - terza parte

Indice delle puntate precedenti:
Prima parte
Seconda parte

Stavamo dicendo: crisi. Nel generale, e nello specifico.

Eppure, ci sono sintomi “fumettosi” che sembrano ben lontani da un’idea di crisi. Rispetto a qualche anno fa, le case editrici sono proliferate, le proposte editoriali anche, la presenza nelle librerie di varia pure. Quello del fumetto è insomma un mercato in movimento, brillante, vitale, che cerca anche collegamenti con altri mercati e altri media (musica, cinema, letteratura…). C’è la possibilità, per gli autori, di ottenere visibilità, grazie al web ma non solo. Ci sono associazioni culturali che si fanno in quattro per dare delle opportunità, per divulgare, per far conoscere. Ci sono tentativi editoriali coraggiosi, che non sempre vanno in porto, o non sempre hanno una periodicità frequente né una distribuzione ottimale, ma dimostrano voglia di fare e di osare.

Insomma, non c’è solo la crisi. Se almeno si riuscisse non dico a sfondare, ma a fare breccia nel muro che separa il Fumetto (e la lettura in genere) dal Resto Del Mondo, forse qualche risultato lo si otterrebbe, perché le proposte non mancano.

Da questo punto di vista, è possibile contare sulle istituzioni?
Secondo me no, per due motivi.

Il primo motivo: quando ci ha provato lo Stato, a promuovere la lettura, ha sfornato una campagna pubblicitaria, che molti ricorderanno, basata sullo slogan “passaparola”, con quell’aspetto un po’ patinato e un po’ finto tipico (purtroppo) delle campagne istituzionali. Freddina, evanescente, fintamente bucolica… insomma poco concreta e, secondo me, poco efficace. Eccola qui:



Un po’ meglio quest’altra, che se non altro è più vivace e racconta una micro-storia...



Purtroppo, però, anche quando parte con delle idee non malvagie, la pubblicità istituzionale si porta letteralmente dietro – per sua natura – il marchio delle istituzioni, che a un popolo mediamente stomacato dai comportamenti della politica e dagli sprechi statali non fa certamente simpatia.

Spaventosa poi questa campagna realizzata dalla Fieg (Federazione Italiana Editori di Giornali) per promuovere la lettura – nello specifico – di giornali e riviste. Due immagini distinte, una per le donne e una per gli uomini:

Le due immagini (donne/uomini) della campagna Fieg.

Capito il messaggio? Non è che, se leggi, fai qualcosa di gratificante, migliori te stesso, trovi svago, fantasia, divertimento, cose interessanti… no: la sintesi è che, se leggi, sei un figo, sei uno "da salotto buono". Se non leggi, sei uno sfigato che nessuno si fila.

[per inciso e per infierire, qui trovate l'elenco dei vocaboli usati nella versione per uomini e in quella per donne: che malinconia!]

Insomma, le istituzioni e i grandi enti, pur con tutto l’impegno e – soprattutto – tutta la possibilità di investimento economico sui cui possono contare, non mi pare che brillino per fantasia, originalità ed efficacia.

Il secondo motivo: sono tempi di vacche magre. I tagli che l’attuale governo ha imposto sul fronte della cultura in generale (fra le conseguenze di cui si è parlato recentemente, c’è ad esempio la difficoltà per le biblioteche di acquistare nuovi libri) di sicuro non incentivano la lettura. Cito questa situazione come semplice dato di fatto, senza voler emettere giudizi positivi o negativi sui tagli di Giulio Tremonti; giustificati o meno che siano, comprensibili o meno che siano, costituiscono un ulteriore problema.

Se dunque il pubblico non serve, resta il privato, ovvero l’arte di arrangiarsi. Cosa nella quale gli editori e più in generale i piccoli e medi imprenduitori sono maestri, ma sempre – temo – nell’ambito del proprio microcosmo, quello di cui parlavamo all’inizio di tutto questo discorso. Peraltro, anche i nostri più grandi editori fumettosi non sono mica delle multinazionali, e non potrebbero permettersi di investire in costosissime campagne di sensibilizzazione alla lettura del Fumetto.

Cosa rimane?

Personalmente, riesco a individuare un solo canale in grado di dare risultati utili, ovvero la rete: unico strumento a basso costo che anche le piccole imprese hanno a disposizione, e che con il passare del tempo dovrebbe diffondersi sempre di più, soprattutto per quel che riguarda community e social network.

Obiezione: “Sì, ma vuoi mettere internet con stampa e televisione?”
Vero. Ma forse le cose stanno cambiando.

- fine terza parte -

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