sabato, ottobre 02, 2010

Assuefazione

Durante il consueto giro di aggiornamenti pre-nanna, mi sono imbattuta in questa pagina di Repubblica che dà la notizia della scomparsa di Rolando Fava, il fotografo famoso per lo scatto che ritraeva il cadavere di Aldo Moro nell'auto in cui fu ritrovato.

Al ricordo di quell'evento, sono tornata indietro con la memoria. Nel 1978 io avevo sette anni e vivevo a Roma. Erano ovviamente gli anni Settanta, il che significa che fin dal primo istante in cui avevo maturato la capacità di capire qualcosa fra le notizie dei radiogiornali (che i miei genitori ascoltavano a pranzo) e dei telegiornali (dopo cena), avevo assimilato con spaventosa normalità parole come "attentato", "cadavere", "terrorismo", "vittime" e così via.

Il 9 maggio del 1978 ero in macchina con mia madre, nei pressi di Ponte Milvio. Lei non sapeva ancora che Moro era morto e che il suo corpo era stato ritrovato, io sì perché lo avevo sentito dire dal portiere del condominio, mentre aspettavo che mia madre tirasse fuori la macchina dal garage. Poi, una volta salita in macchina, non avevo pensato di dirglielo - il che già era sintomo di una mia certa indifferenza nei confronti del "mondo esterno". Senonché, passando appunto dalle parti di Ponte Milvio, un megafono o un altoparlante o qualcosa del genere stava diffondendo la notizia. Io stavo parlando con mia madre, lei d'un tratto mi interrompe e mi dice: "Zitta un momento, credo che stiano dando qualche notizia importante, voglio sentire". E io le rispondo: "Ma no, non è niente, è morto Aldo Moro".


Ecco, così funzionava il cervello di una bambina cresciuta in Italia (a Roma, per l'esattezza) negli anni Settanta. Quando tutti i giorni non senti parlare d'altro che di stragi e morti ammazzati, ti fai l'idea che sia normale. Un morto in più o uno in meno, che differenza fa.

Ho la sensazione che ultimamente, sopratuttto nei cervelli delle persone molto giovani, stia capitando qualcosa del genere su tanti fronti. Quando tutti i giorni vedi corpi femminili malamente usati in tv, ti fai l'idea che sia normale. Quando tutti i giorni senti parlare di corruzioni bustarelle e tangenti, ti fai l'idea che sia normale. Quando tutti i giorni senti i politici più in vista biascicare frasi trite e ritrite, vuote di qualsiasi contenuto concreto, ti fai l'idea che sia normale.

Possibile che debba per forza essere così?

Insomma, mi sto facendo l'idea che la parola "assuefazione" sia una delle chiavi di lettura del nostro tempo.

L'altra è "esasperazione", ma ne parlerò un'altra volta.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo sulla chiave di lettura..il bombardamento mediatico che tutti riceviamo quotidianamente fa sì che alla fine un fatto mostruoso diventi quasi normale. Io ricordo il giorno dell'attentato a Moro.. ero a scuola, alle medie e mio papà venne a prendermi (su suggerimento dei professori e della preside)così come altri genitori fecero con i miei compagni. Ricordo che quando gli chiesi perchè lui mi disse che era perchè avevano ucciso Moro. Io, ingenua ragazzina, non capivo ma mi adeguai: perchè mai sarei stata più al sicuro nella mia casa bolognese quando Moro era stato ucciso in un'altra città? Perplessa sì, ma ho ancora il ricordo di quella percezione di vivere in tempi pericolosi e bui, come fosse ieri.
Cri