sabato, settembre 02, 2006

Purché si sappia che si tratta di un messaggio...

"I testi finzionali vengono a soccorso della nostra pochezza metafisica. Noi viviamo nel gran labirinto del mondo, più vasto e più complesso del bosco di Cappuccetto Rosso, di cui non solo non abbiamo ancora individuato tutti i sentieri, ma neppure riusciamo a esprimere il disegno totale. Nella speranza che ci siano delle regole del gioco, l'umanità attraverso i millenni si è posta il problema se questo labirinto avesse un autore, o più autori. E ha pensato a Dio, o agli Dei, come ad autori empirici, come a dei narratori, o come a un autore modello. Di una divinità empirica ci si chiede come sia, se abbia la barba, se sia un Lui, un Esso; se viva nei cieli o sulla vetta dell'Olimpo; se sia nato o esistito da sempre, e persino (ai giorni nostri) se sia morto, come Marx e Freud. Una divinità Narratore è stata cercata ovunque, nelle viscere degli animali, nel volo degli uccelli, nel roveto ardente e nella prima frase dei Dieci Comandamenti. Ma alcuni, certamente i filosofi, ma anche molte religioni, lo hanno cercato come Regola del Gioco, come la Legge che rende (o che un giorno renderà) il labirinto del mondo percorribile e comprensibile. In questo caso la divinità è qualcosa che noi dobbiamo scoprire nel momento stesso in cui scopriamo perché siamo in questo labirinto, o almeno indoviniamo come ci viene chiesto di percorrerlo.
[...]
C'è una regola aurea per ogni criptoanalista o decrittatore di codici segreti, e cioè che ogni messaggio può essere decrittato purché si sappia che si tratta di un messaggio. Il problema col mondo reale è che ci stiamo chiedendo da millenni se ci sia un messaggio e se questo messaggio abbia un senso. Con un universo narrativo noi sappiamo per certo che esso costituisce un messaggio e che un'autorità autoriale sta dietro a esso, come sua origine o come insieme di istruzioni per la lettura.
Così la nostra ricerca dell'autore modello è la ricerca dell'Ersatz di un'altra immagine, quella di un Padre, che si perde nella nebbia dell'infinito, per cui non ci stanchiamo mai di domandarci perché ci sia dell'Essere piuttosto che il Nulla."

Umberto Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano, Bompiani, 1994, pp. 141-143.

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